Apr 12, 2016

“Il panificio dei diavoli” e altre poesie di Mona Kareem

Il panificio dei diavoli

Graffi sul vetro mi svegliano
credo si tratti della visita di una farfalla
lancio uno sguardo dalla finestra
nulla è diverso:
il continente asiatico com’è da sempre
svuotato dai santi e sacrificato ai tiranni,
ai passanti cascano soldi
scuotono le vie del mio cuore
e come al solito
i sassi ridono dell’acqua.

Nulla di nuovo:
nelle nostre vene ci trafiggono i soldati
ci costruiscono tetti che non fanno ombra,
persino i ladroni del quartiere
si sono abituati a una sola nuvola.

Una poetessa

Per Itil Adnan
Scrisse una poesia del suo amore
La lasciò sul balcone
Arrivò il suo amante e la rubò

Poiché ella era molto solitaria
cercava spesso di scrivere
di amici immaginari
che le chiedevano una poesia
al prezzo di un invito a cena

Spogliò i sui sogni uno ad uno
su un foglio
e andò a suicidarsi
Una volta aveva trascurato i suoi amanti
all’interno di un taccuino
e un proiettile distratto li aveva uccisi tutti


Morire come una statua

All’età di ventitre anni
preghi con la tua triste famiglia
credi d’essere una ragazza che va all’aeroporto senza partire
ti siedi in aereo circondata da soldati neri
dormono sognando gli iracheni che sono stati costretti ad ammazzare.
Durante quelle 16 ore hai perso un’altra volta la tua patria
Una patria che nessuno può amare

L’università ti paga uno stipendio insufficiente
Mentre tu spieghi ai loro figli
di donne che si sposano in modo tradizionale
di uomini che non hanno ancora scoperto la loro omosessualità
vai al corso come se andassi a un colloquio per avere un visto.

Vi è una vita che hai trascurato e sai che morirà come una statua
e vi è una vita in mezzo che non uscirà dal quadrato di Skype
e queste sono case per topi, per pacchi e per noi.

Sai:
che il cuore batte solitario
che non ti arrabbierai a lungo perché sei tanto impegnata
che tutte le cose cambieranno se aspettiamo a lungo
che non si può mantenere le promesse dopo aver attraversato l’oceano.

“Mona Karim”

Un minuto di silenzio
per l’anima del signor Joan Mirò
un minuto di silenzio
per il ladro di musica

amiamo quel vecchio
che si arrampica sulle nostre braccia
con le sue parole
gli angeli dei miei occhi
eseguono la loro ultima preghiera

il cavallo di Troia fatto di legno
si suicida nel calamaio del mio sangue

Ora
la mia pressione è alta
quanto sette poesie
Ora
scuoto la musica

Abbiamo un testo curvato
dal balcone delle stelle
abbiamo
poeti che cingono la vita del tè
con l’alluminio della poesia

Il caldo
un milione oltre la luce

Nel cadavere della memoria giaceremo
riformuleremo l’esistenza

Trema il mondo
nelle patrie delle nostre sconfitte

Dov’è andata “Mona Karim”
tra la folla degli amici?

Dov’è scappata
dopo aver riformulato l’esistenza
come desiderava?
Sarà, forse, nel nulla
O sarà sparpagliata nella poesia?
Pare sia andata a cercare “Mona Karim”!

di Mona Kareem, tradotte dall’arabo da Gassid Mohammed

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